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La teoria dei cinque sensi


di twinkpassiv
18.03.2022    |    4.467    |    10 9.7
"Era lui che comandava i giochi..."
VISTA, TATTO, UDITO, GUSTO, OLFATTO.
I 5 elementi fondamentali durante un rapporto sessuale. La teoria dei cinque sensi. È quello che mi insegnò Domenico, quando ero alle prime esperienze nel mondo del sesso.

Era un giorno di inizio estate. Avevo ormai finito la scuola e mi preparavo a godere le vacanze. Avendo la fortuna di abitare a pochi metri dal mare, sapevo già come trascorrere quei tre mesi: costume da bagno, crema solare e un bel libro da leggere con il sottofondo rilassante delle onde. Magari un romanzo storico sull'antica Roma, oppure un libro scientifico di Stephen Hawking, o ancora Il Fu Mattia Pascal di Pirandello. Chissà, avrei avuto tempo per decidere.

Quel giorno avevo voglia solo di un bel bagno rinfrescante. La spiaggia era abbastanza gremita, ma in tutti quegli anni avevo fatto l'abitudine. Trovato un buco tra i bagnanti, stendo il mio asciugamano rosso e mi spoglio. Un momento sempre un po' imbarazzante, ma anche per quello ero ormai abituato. Avevo un fisico magro e tonico. Il costume da bagno evidenziava le forme del lato b. Come al solito alcuni sguardi mi investirono, maschietti e femminucce, ma decisi di non farci caso. Avevo troppa voglia di buttarmi in acqua.
Era gelida (quando mai non lo è). Dopo un attimo di esitazione mi buttai da uno scoglio (tolto il dente, tolto il dolore). Per riscaldarmi iniziai a muovere gambe e braccia per stare a galla.
Il suono delle onde che si infrangevano sugli scogli, le risate delle persone, il rumore del chiosco mobile che vendeva le granite. Tutto era perfetto.

Ad un tratto tutto quello che mi circondava svanì nel nulla. Non pensavo più a niente e nessuno, ero concentrato solo su una figura che compariva poco più in là, sugli scogli. Un uomo possente entrava in acqua. Vedevo solo lui. Capelli castani, barba, occhiali da sole, corpo massiccio e peloso (probabilmente giocatore di rugby), gambe anch'esse massicce, costume da bagno molto minimal che evidenziava forme geometriche molto interessanti e che sicuramente non mi lasciarono indifferente.
In quel momento avrei solo voluto avere anch'io un paio di occhiali da sole, per guardare quello che volevo senza che nessuno se ne accorgesse.
Era impossibile non guardare quell'ammasso di muscoli e pelo ma con una forza che non spiego nemmeno io tuttora mi voltai verso l'orizzonte e pensai ad altro. Non potevo mica imbambolarmi davanti ad un uomo (e che uomo!).

L'acqua ormai era calda, come me del resto. Notai che ero eccitato, il mio buchetto era in fiamme! Ma dovevo far finta di niente. "Gli piaceranno sicuramente le donne" pensai, "calmati".
E quello che feci. Pensai ad altro. Pensai a come programmare l'estate, tra uscite con gli amici e, perché no, incontri con uomini, uomini come quel Poseidone dietro di me, magari. Alex! Ci stai ricascando di nuovo!

Ad un tratto sentii una spinta. Una lieve spinta e una protuberanza sul mio lato B. Ero impanicato. La prima cosa che pensai era una medusa, uno squalo (uno squalo?!), un pesce. Beh, c'ero quasi.
Mi voltai e trovai quell'uomo dietro di me. Aveva appoggiato il suo pacco sul mio culetto tondo, sott'acqua. Chiara provocazione. Quando mi voltai si era già allontanato, con un sorrisetto sotto i baffi, nuotando verso la riva. Sì, era una provocazione. Ma era un invito? Decisi di ricambiare la provocazione e mi immersi sott'acqua. Lo raggiunsi e gli sfiorai il pacco. Quando riemersi era difronte a me e l'unica cosa che disse fu: "Seguimi".

Lo vidi uscire dall'acqua. Era tutto bagnato (gran bel vedere). Il suo sedere sodo si allontanava dalla mia vista. Tornai sulla Terra e colsi l'occasione. "Seguirlo? Perché no".
Raggiunsi la mia postazione sul bagnasciuga, senza perdere di vista il Poseidone che svettava rispetto a tutti gli altri bagnanti. Era altissimo, era facile notarlo. Mi asciugai in fretta e furia, probabilmente lasciai qualcosa sulla spiaggia, involontariamente. Avevo fretta, volevo seguirlo.
Prese un vialetto che collegava la spiaggia alla città urbana. Ero dietro di lui e non gli toglievo gli occhi dal suo corpo da manzo. Lo seguii fino ad un parcheggio isolato, dove lo vidi salire su quella che pensai fosse la sua macchina. Lo raggiunsi. Mi guardai intorno. A destra e a sinistra. Poi entrai in macchina, sedile posteriore.
Lui era davanti a me, ancora con gli occhiali da sole, capelli ondulati e umidi, barba folta. Non aveva più di 40 anni. Lui mise in moto la macchina e partì. Io mi fidai di lui.

Per tutto il viaggio non parlammo per nulla. Solo uno scambio di parole. Fu lui ad iniziare.
"Sai scopare?" mi disse.
"Certo, me la cavo" risposi. Ero giovanissimo ma ormai qualche esperienza l'avevo fatta, con uomini più grandi di me.
"Non credo" ribatté lui. Mi lasciò sconcertato. Se anche fosse stato vero, come faceva a saperlo?
"Sono giovane, ma so come si soddisfa un uomo" dissi io.
"Proprio perché sei giovane, ancora non lo sai. Ma tranquillo, te lo insegnerò io. Ti insegnerò la mia teoria e la metteremo in pratica."
Teoria? Pratica? "Non sono mica qui per studiare, la scuola l'ho appena finita! E con ottimi voti!" pensai. Ma non risposi. Ero a metà tra il confuso e l'affascinato. Mi limitai a guardare quell'uomo, di cui non sapevo nemmeno il nome, e la sua guida sportiva. Anche solo alla vista faceva un grande effetto, e il mio culetto caldo non poteva che essere d'accordo.

Arrivammo su un'altra spiaggia. Questa volta era totalmente deserta. Non c'era nessuno nonostante fosse pieno giorno. Non un'anima viva. Solo il rumore della natura. Sembrava di essere su un'isola deserta.
Scendemmo dalla macchina. Lui si appoggiò sul cofano, io lo imitai e intanto lo guardavo. Che voleva fare?
"Quanti sensi possediamo noi essere umani?" mi chiese.
Ecco l'interrogazione. "Cinque" risposi "Vista, tatto, udito, gusto e olfatto".
"Non è propriamente corretto, ma mettiamo caso sia vero, li sai usare?"
"Ti vedo, ti ascolto, sento il sapore della gomma alla fragola che sto masticando, sento l'odore della salsedine" risposi. Poi gli toccai i bicipiti gonfissimi. "E sento anche la durezza di questo corpo d'acciaio. Direi che li so usare, no?" aggiunsi.
Lui rise. "Hai una visione limitata dei sensi. Tu li usi passivamente. Qualcuno, non so chi o cosa, ci ha fatto dono di questi 5 fattori. Devi saperli utilizzare al meglio". Mi guardò "Bisogna saperli utilizzare anche per fare godere al massimo il tuo partner".
A quel punto mi prese la testa, mi fece inginocchiare, si levò la canotta e si abbassò il costume da bagno. Era completamente nudo e davanti a me avevo il suo uccello. Roseo e peloso.
"Utilizzali" mi disse.

Rimasi a guardare estasiato quel pisello che lentamente si stava indurendo. Pensai a tutti quegli incontri di sesso in macchina al buio. Pensavo a cosa mi ero perso fino a quel momento. Ora era lì, davanti a me, alla luce del sole. Una vista magnifica.

L'odore. Emanava un odore di maschio. Probabilmente aveva utilizzato un bagno schiuma al miele. Ma si sentiva chiaramente l'odore dello sperma. L'odore che mi manda in estasi. Pensai "Si sarà eccitato tanto quando mi ha visto, lì, in mezzo al mare". Sì, non riuscivo a resistere. Dovevo avere quel pisello.

Lo toccai. Con una mano presi il suo bastone, con l'altra gli massaggiai le palle rosee e penzolanti. Era eccitato al massimo, ormai il pisello era duro ed era al massimo della sua espansione. Gigantesco, tanto da dover utilizzare l'altra mano per masturbarlo. Una sega a due mani. Meraviglia pura.

Lo sentii. Dall'alto sentii i suoi gemiti. La sua voce profonda penetrava nelle mie orecchie e mi incitava a fare il tutto con delicatezza e passione. Era un tono di voce che faceva venire i brividi lungo la schiena. Pensai a lui che mi parlava nelle orecchie durante il sesso. Sarebbe stato da infarto!

Ed infine lo assaggiai. Partii dalla sua cappella umida. Aveva un gusto dolce, il tipico sapore del precum. Sì, era molto eccitato e non lo nascondeva. Né lui, né io. Dopo avergli baciato con dolcezza il glande aprii la bocca e avidamente infilai il suo bastone in bocca. Non riuscivo ad arrivare alle palle, talmente era grosso. Sentivo il retrogusto del miele, ma anche l'odore del piacere che emana un vero maschio alfa. Presi a baciagli le palle, a leccargli lo scroto sudato. Sì, ero talmente eccitato che mi piacevano tutti i suoi odori. Per me anche il suo sudore era gradevole.

Lo guardai, dal basso, negli occhi. Si era tolto gli occhiali da sole mostrando due occhi neri come la passione che lo contraddistingueva. Notai che gli piaceva. Allora presi in bocca il suo uccello. Lo sentii grugnire dal piacere. Mi prendeva la testa e la spingeva verso di sé. Fino a che tutto il suo pisello era in gola. Era ingombrante, mi soffocava e la cosa mi eccitava talmente tanto che mi abbassai il costume da bagno e presi a giocare col buchetto. Iniziai a sditalinarmi mentre lui usava la mia testa come strumento di piacere, la mia bocca come una vera e propria figa. Con una mano lo toccavo. Gli toccavo le gambe muscolose e pelose, il sedere sudato e sodo.

Quando era soddisfatto mi fece alzare, mi spogliò, mi prese in braccio e mi appoggiò sul suo cofano, a pancia in su. Mi aprii le gambe e si sdraiò su di me. Prese a guardarmi negli occhi e a dirmi con la sua voce baritonale "Ti piace eh? Ti piace? Puttanella" e nel mentre lui stesso giocava con la mia fighetta. Ero in estasi. Lo guardavo, lo udivo e sentivo le sue dita umide dentro di me. Gemevo talmente tanto che per farmi smettere mise la sua lingua dentro la mia bocca. Il gusto della mia lingua si fuse al sapore di caffè della sua bocca. Il suo bacio era forte in tutti i possibili SENSI. Era rumoroso perché utilizzava un sacco di saliva, ed era molto violento, come a dire che era lui a comandare e io potevo solo obbedire e godere. Mi allargò le gambe e mi fece sentire la sua virilità. Mi guardava negli occhi con un'intensità che ancora oggi ricordo, sembrava divorarmi con la sola vista. Mostrò i suoi possenti e massicci muscoli e io non potevo fare altro che utilizzare il tatto. Li toccai come se ne valesse della mia stessa vita. Volevo sentire la sua mascolinità nelle mie mani. Lui era compiaciuto e di vedeva dal suo sguardo e dalla sua voce in preda al piacere.
Mostrò le sue ascelle pelose. Sentivo il bisogno di averle e così tirai fuori la lingua e le leccai. Sentii la ruvidità dei suoi peli marroni e il sapore aspro del suo sudore, ma anche il retrogusto di sale marino. Un bel connubio che provocò in me un senso di piacere. Lo dimostrai con i miei gemiti e con il culetto che era sempre più bagnato. Gli leccai i capezzoli, i pettorali, i piedi. Volevo conoscere ogni sapore del suo corpo e ogni sapore era solo che una conferma: su di me avevo un maschio alpha con tanto tanto tanto testosterone.

Con la forza mi prese e mi mise a pecora. Io avevo le mani, le braccia e il petto appoggiati sul suo cofano. Capii quello che voleva fare e incurvai la schiena mostrando il mio tesoro: una fighetta bagnata che gridava dal piacere per quell'uomo. Lui non se lo fece ripetere due volte e mi leccò tutto. Sentivo la sua lingua umida dentro di me, sentivo i miei stessi gemiti diventare sempre più forte tanto da spaventare alcuni gabbiani lì intorno. Mi voltai, volevo guardarlo all'opera. Sembrava una divinità. Fisico statuario alle prese con il mio culetto. Era sudatissimo e la cosa mi eccitava ancora di più, tanto che la mia fighetta ormai era un lago di piacere. Le sue dita entravano facilmente rendendo possibile la penetrazione. Tutto era pronto.

Senza nemmeno avvisarmi era già in piedi. Io ancora a pecora sul suo cofano aspettavo solo quel momento. I nostri 5 sensi erano completamente attivi.
Entrò con forza, violentemente. Era lui che comandava i giochi. Era lui il Maschio.
Io gridai, gridai dal piacere e sentivo l'eco della mia voce in tutta la spiaggia. Avrei dovuto essere più silenzioso forse ma era più forte di me. Sentivo il suo uccello pieno di seme dentro di me e non potevo fare altro che godere. Sentivo il rumore del suo pisello che faceva avanti e dietro dentro la mia fighetta bagnata. Sentivo le sue mani forti sui miei fianchi, ero sua proprietà completa e lui ne era consapevole. Sapeva come trattare con una preda come me.
Quando mi voltavo mi guardava negli occhi e mi baciava. Sentivo il sapore dei suoi baci, della sua saliva. Tutto mi faceva impazzire. Anche l'odore che emanava. Odore di vero maschio.
Riusciva a manovrarmi come niente. Appoggiò la sua gamba sul cofano e iniziò a muovere il bacino in maniera talmente sensuale che sembrava una vera e propria danza. Mi voltava e rivoltava a suo piacimento. Mi prendeva in braccio, mi sdraiava, mi stendeva. Io ero ai suoi comodi.
Alla fine, mi appoggiò di petto su un muretto. Mi prese da dietro con una forza sempre maggiore che mi fece venire. Sentivo la fighetta pulsare dal piacere e gridai. E più gridavo più lui entrava forte. E più entrava forte più lo udivo gemere violentemente. Mi baciò e venne. I nostri sensi erano alle stelle. Sentivo il suo seme entrare dentro di me per ingravidarmi, sentivo il sapore della sua bocca, sentivo i nostri gemiti all'unisono, guardavo la sua figura in preda all'estasi, sentivo l'odore del piacere, sentivo la sua presa sul mio corpo, sentivo il suo alito forte sul mio viso, guardavo il mio corpo che era minuscolo rispetto al suo. E grazie all'utilizzo attivo di questi sensi arrivammo entrambi al sesto senso: l'orgasmo, il piacere, l'estasi vera e propria. L'unione dei due corpi e dei dieci sensi in un'unica entità. Il paradiso, effimero ma incantevole.

Quel giorno mettemmo in pratica la teoria dei cinque sensi. Era vero. Non esiste sesso senza l'utilizzo di questi cinque. Anche solo privarsi di uno renderebbe il rapporto molto meno piacevole. Immagina poter godere della tua preda o del tuo predatore, senza poterlo vedere, al buio. Anche l'occhio vuole la sua parte.
Oppure senza sentire la sua voce e i suoi lamenti di piacere. Tanto vale passare all'autoerotismo.
SÌ, il sesso è SESSO solo quando vengono utilizzati TUTTI i cinque sensi, ognuno dipende strettamente dall'altro. È ciò che mi insegnò quell'uomo, un giorno di inizio estate, in una spiaggia deserta, sotto al sole, nella completa solitudine.

Eravamo ormai uno di fronte all'altro. Entrambi soddisfatti e appagati.
"Io sono Alex comunque, piacere"
"Domenico. Il piacere è tutto mio, Alex".
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